martedì 5 novembre 2013

La lettera di Mr Darcy di Abigail Reynolds


"Le labbra di lui scandirono in silenzio le sillabe del suo nome. Parzialmente incantata, Elizabeth non poté far altro che restare a guardare mentre il viso di lui si avvicinava al suo."

Il mio incontro con questo romanzo è avvenuto, come spesso accade di questi tempi, in rete. Ho avuto il piacere di incrociare la curatrice del marchio editoriale To be continued, marchio dedicato a Jane Austen. La lettera di Mr Darcy di Abigail Reynolds (2012) è la loro prima pubblicazione. Mi è stata proposta una collaborazione che consiste nel leggere, valutare ed esprimere il mio parere su questo romanzo. Ho accettato molto volentieri, lusingata dal fatto che un editore, seppur nato da poco, fosse interessato al mio parere di lettrice prima e autrice emergente poi. 

Prima di passare all’opera in sé, mi preme fare una premessa. Il mio incontro con Jane Austen è avvenuto quando avevo all’incirca quindici anni e ricordo che Orgoglio e pregiudizio mi piacque tantissimo, come penso a ogni ragazza che sogna una storia d’amore autentica e un gentiluomo che assomigli a Mr Darcy. Il mio percorso da lettrice però, ha stranamente tagliato fuori Jane Austen dalla mia traiettoria, infatti non ho più letto nulla di suo fino al mese scorso, quando proprio per poter valutare al meglio La lettera di Mr Darcy, ho deciso di rinfrescarmi la memoria e rileggere Orgoglio e pregiudizio, perché il romanzo della Reynolds si presenta come una variazione dell’opera più celebre della Austen. Devo dire che la mia seconda volta con Darcy ed Elizabeth è stata meno piacevole della prima e non sempre ho apprezzato lo stile della Austen, ritenendolo ricco di formalismi e scevro di emozioni forti. Nonostante ciò ritengo che sia un romanzo che meriti l’immortalità di cui gode. Così, con un quadro più chiaro dei personaggi coinvolti, ho subito dopo iniziato la lettura del libro della Reynolds.


"Aveva compreso troppo tardi che erano fatti l’uno per l’altra e che avrebbe sempre sentito un vuoto nel proprio cuore, proprio nello spazio riservato a lui."
La mia impressione, sin dai primissimi capitoli, è stata quella di un voler romanzare, da parte dell’autrice, con tinte più passionali. Lo stile, sicuramente inimitabile, della Austen viene soppiantato dalla modernità della penna della Reynolds, seppur mantenendo l’ambientazione originaria del romanzo. Raramente, forse solo nelle epistole presenti nel libro, mi è sembrato di cogliere qualcosa dello stile austeniano, quando è Darcy appunto a esprimersi scrivendo, con tutta la formalità tipica di un gentiluomo ottocentesco. Il romanzo parte da quella famosa lettera che Mr Darcy scrive ad Elizabeth Bennet in quel di Rosings per sciorinarle i motivi della sua condotta che hanno portato quest’ultima a rifiutare la sua proposta di matrimonio. Chi ha letto Orgoglio e pregiudizio sa bene che Elizabeth legge la lettera e poi la storia prosegue come sappiamo, mentre nel libro di Abigail Reynolds questo non accade. Elizabeth inorgoglita rifiuta di leggere la missiva, la brucia e rimane così allo scuro di quanto vissuto da Darcy in precedenza. Gli sviluppi della vicenda prendono così un’altra piega e il tutto sembra farsi abbastanza interessante, salvo poi scoprire pochi capitoli più in là che le verità di Darcy, ignorate dalla donna amata, vengono comunque fuori in una semplice conversazione. Da quel momento inizia per Elizabeth la rivalutazione del gentiluomo e il suo innamoramento per lui. Personalmente ritengo che la Reynolds abbia solo posticipato gli eventi di qualche capitolo, non facendole appunto leggere la famosa lettera, salvo poi arrivare allo stesso punto di svolta. Una serie d’imprevisti più o meno presenti anche in Orgoglio e pregiudizio, tengono la coppia separata per un po’, tra incomprensioni, insicurezze e novità che non ti aspetti in una rivisitazione di un classico. Alla fine tutto si sistema, esattamente come nei romanzi della Austen: il giardino torna sereno dopo la tempesta e tutte le eroine si sposano e vivono felici e contente. 

Ciò che ho apprezzato di questo romanzo è limitato a figure secondarie della vicenda. La Reynolds introduce un personaggio nuovo per salvare la reputazione della frivola Lydia Bennet, sorella minore di Elizabeth e ho trovato in questo un escamotage positivo. Anche il mascalzone Mr Wickham conosce un’altra sorte, ben più amara di quella che ottiene in Orgoglio e pregiudizio e sicuramente più giusta. Inoltre mi è piaciuto lo spazio che l’autrice ha dato alla figura di Georgiana Darcy, fanciulla molto tenera e innocente che si affeziona non poco ad Elizabeth. Altra nota che ho gradito è stato il togliere spazio alla madre di quest’ultima, la sciocca Mrs Bennet, dato che credo solo la Austen fosse in grado di dipingere un simile personaggio facendoci sorridere per i suoi modi volgari e superficiali, invece che esasperare. 

"Ma lei era così profondamente avvinghiata 
  al suo cuore che non sapeva più
 dove iniziasse l’uno e finisse l’altra."
Le note meno positive purtroppo arrivano proprio dai personaggi principali. L’Elizabeth della Reynolds mi è apparsa subito meno ribelle e con meno carattere di quella originaria, mentre Mr Darcy, seppur preso da certi “istinti primordiali” verso l’oggetto del suo desiderio, in un primo momento sembra rimarcato a dovere dalle pagine della Austen, salvo poi perdere le sue caratteristiche pagina dopo pagina e apparire come un innamorato abbastanza comune. Quello che ho apprezzato meno è la fisicità che la Reynolds fa vivere ai suoi (anche se presi in prestito) personaggi. Non che il sesso all’epoca non esistesse, ma di certo era un tabù molto più di oggi.  Se scrivo un’opera ambientata nel 1800 e voglio essere fedele a quei canoni e soprattutto se quell’opera è già stata scritta egregiamente da qualcun altro, cambiare delle situazioni qua e là e intrufolarci elementi da romanzo rosa contemporaneo, non trovo sia adeguato. Spesso mi sono chiesta davanti a queste scene perché non scrivere una storia propria, con personaggi diversi, con altri nomi, invece di usufruire di protagonisti altrui. Jane Austen non aveva bisogno di un elemento come il contatto fisico per farci sentire quanto Darcy desiderasse Elizabeth e quanto soffrisse credendo di averla perduta. Lei con il suo stile elegante e formale è riuscita e riesce ancora a far innamorare generazioni di donne di un uomo che nemmeno esiste. Il lavoro svolto dalla Raynolds al contrario mi è sembrato un po’ un film mentale messo poi nero su bianco, nato sicuramente dalla passione per le pagine della Austen, ma fortemente influenzato dalla modernità. Non si tratta di una storia nata dal nulla per cui, io autrice posso far fare ai miei personaggi quello che mi pare, sesso compreso, ma si tratta di una variazione di qualcosa di già scritto, di personaggi già esistenti e standardizzati, che vengono messi in situazioni che a mio parere la loro creatrice non avrebbe approvato, perché non era nel suo stile. Che oggi sia così difficile scrivere appassionatamente senza doverci per forza mettere la sessualità nel mezzo? Quel che è certo è che non esiste un’altra Jane Austen. 

Tengo a precisare che questo mio pensiero nasce soprattutto dall’amore che nutro da sempre per i classici, che sono le letture con le quali sono cresciuta. Ritengo che un classico non vada toccato, non esiste variazione o sequel per qualcosa di perfetto in sé che è sopravvissuto e sopravvive ancora alla prova del tempo. Consiglio quindi la lettura di questo romanzo a chi invece, al contrario di me, apprezza questo genere di lavori, che comunque in questo caso si presenta in modo scorrevole e regala delle ore spensierate. Il libro è piacevole da maneggiare, la grafica elegante e l’impegno della To be continued nel tradurlo e curarlo notevole. 

Antonella Iuliano

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